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Verità storica e interpretazioni

 ‹‹ La singolarità del pensiero di Emanuele Severino, nel panorama filosofico europeo, sta nell’originale elaborazione della necessità razionale di non pensare mai il nulla come origine e destino di alcunché.›› Questa posizione finisce tuttavia per approdare ‹‹ al pensiero ossessivo di una pura natura divina dell’intero ›› che ‹‹ modellata sul protocollo formalistico di una identità dell’essere senza libertà e senza storia, tende obiettivamente a convergere, a dispetto delle migliori intenzioni, con l’odierna omologazione di una perfetta amoralità dell’oggettività storica e naturale del mondo. La stessa verso la quale ci spinge la deriva dell’oggettivazione scientifica dell’essere o della marginalizzazione soggettivistica dell’etica. Che mettono realmente a rischio ogni religione e ogni umanesimo››. Intervenendo sul tema della resurrezione di Cristo [ v. Corriere della Sera, 30 Luglio 2002 ], Severino, contro l’atteggiamento “oggi sempre più diffuso”, egli dice, che riduce il senso dell’uomo alla vita terrena, ritiene che “la fede nella resurrezione della carne è ancora troppo terrena e riduttiva”.       ‹‹ Una verità storica, dice Severino, non è “ la verità nel senso pieno e autentico”, bensì “soltanto un’ipotesi, un’interpretazione, una fede”. La “verità storica” della resurrezione di Cristo rimane dunque “all’interno della fede”; e dunque, ribadisce Severino, pur sempre avvolta dall’incertezza “che accompagna ogni fede”. [ … ] Ammettiamolo volentieri [ … ]. E con questo ? [ … ] Il punto è che, intanto, la manifestazione da decifrare è comunque posta incontrovertibilmente, nella storia del nostro inevitabile pronunciamento per la verità››. Il Dio della ‹‹ graziosa incarnazione cristiana››, che è cosa abissalmente differente dall’immanenza dispotica dell’assoluto, ‹‹ non sopporta di essere s u b i t o : vuole essere  r i c o n o s c i u t o  degno di fede. Ogni uomo poi intenda ciò che sa e può: prenda in tutta coscienza e serietà il proprio azzardo, e si avventuri››

Pierangelo Sequeri, Risposta a Severino, l’azzardo della fede oltre la prassi, dal Corriere della Sera, sabato 3 Agosto 2002

Firenze, 20/08/2002

 

Appare chiaro che questo assoluto che ‹‹ vuole essere  r i c o n o s c i u t o  degno di fede ›› ha, nel discorso di Sequeri, la funzione di garantire il carattere realmente impegnativo dell’interpretazione, evidentemente contro possibili visioni relativistiche. L’esistenza dell’assoluto così inteso rimane fissata, ma solo come idea regolativa della ragione che interpreta.

 

giannelli_o@tiscalinet.it

 

 

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